Da gennaio, cioè da quando il nuovo
contratto Fiat (il cosiddetto “modello Pomigliano”) è stato applicato a tutte
le fabbriche del gruppo, gli operai della Ferrari di Maranello stanno
rispondendo con lo sciopero prolungato dello straordinario comandato. Il nuovo
contratto Fiat prevede, infatti, 120 ore di straordinario che l’azienda sta
imponendo dittatorialmente ai dipendenti, obbligandoli a lavorare di sabato (o
alla mattina presto, con un’ora di anticipo rispetto all’inizio del turno), in
cambio di pochi euro di aumento in busta paga.
Il fallimento di Fabbrica Italia
Il fallimento di Fabbrica Italia – il piano industriale del Lingotto - è un
dato di fatto. Quando è stato lanciato nel 2010 il presidente del gruppo, John
Elkann, e l’amministratore delegato Sergio Marchionne lo hanno definito “il più
straordinario piano industriale che il Paese abbia mai avuto” e “una grande
opportunità per posti di lavoro in Italia”. Queste le parole. I fatti sono
diversi: chiusura di Termini Imerese, della Fiat Cnh di Imola, della Irisbus di
Avellino, dell’Alfa di Arese, di Chivasso e di altri stabilimenti del gruppo
Fiat o dell’indotto.
Non solo. Più del 50% degli operai del gruppo Fiat è stabilmente in cassa
integrazione. Da ultimo, il Lingotto ha annunciato che anche i 5400 dipendenti
di Mirafiori tra giugno e luglio andranno per la prima volta in cassa. Tutto
questo mentre le assunzioni nella “nuova” Fiat di Pomigliano procedono col
contagocce (con una selezione del personale, concordata tra azienda e sindacati
filopadronali, che esclude gli attivisti sindacali ritenuti scomodi). E’ evidente
che la strada intrapresa dal Lingotto è quella della definitiva chiusura in
Italia per trasferire la produzione all’estero (Serbia, Polonia, Brasile, Usa):
questo dopo aver ricevuto enormi finanziamenti dallo Stato italiano (cioè soldi
che sono di tutti noi lavoratori)!
Monti e Marchionne: il gatto e la volpe
Con la “riforma” del lavoro di Monti e Fornero e lo smantellamento
dell’articolo 18 gli operai in cassa integrazione si trasformeranno molto
presto in licenziati “per motivi economici”. Ciò che è scandaloso è che, di
fronte alla prospettiva dello smantellamento di un diritto elementare, la
Camusso e la burocrazia del più grande sindacato italiano, la Cgil, abbiano
rinunciato allo sciopero generale sostituendolo con una ridicola e innocua passeggiata
il 2 giugno.
Si sta per aprire una stagione di licenziamenti di massa (come se non
bastassero quelli già in corso) e Camusso, Bonanni e Angeletti propongono una
"allegra" scampagnata in occasione della festa della Repubblica! Gli
scioperi territoriali di Fiom e Cgil dimostrano che i lavoratori sono disposti
a scioperare e a scendere in piazza: ma la burocrazia, esattamente come Monti,
teme lo sciopero generale perché ha paura che gli sfugga di mano. Le immagini
delle masse oceaniche dello sciopero generale in Spagna del 29 marzo hanno
fatto il giro del mondo. Bonanni, Angeletti e Camusso sanno che una forza
d’urto di tal fatta non sarebbe funzionale al loro progetto: restare seduti al
tavolo della concertazione per cercare di strappare qualche briciola al governo
al fine di conservare i privilegi delle loro burocrazie. Quella degli scioperi
territoriali separati per categoria e delle innocue parate è una strada
fallimentare, che trascina verso la sconfitta tutta la classe lavoratrice: oggi
i capitalisti si tengono strette persino le briciole e l’unica cosa che sono
disposti a concedere sono tagli dei salari, licenziamenti, peggioramento delle
condizioni di lavoro.
Il Partito Socialista d'Azione al fianco della lotta degli operai Ferrari
Noi del Partito Socialista d'Azione ribadiamo a grande voce la necessità di
abbandonare il capitalismo ed abbracciare il Socialismo, nazionalizzando banche
e grandi industrie. Lanciamo il nostro più accorato appello ad ogni sincero
anticapitalista, antifascista, rivoluzionario ad unirsi a noi nella lotta per
il Socialismo. Solo con il Socialismo, infatti, con la sua economia che non
deve dissetare voglie spasmodiche di grandi guadagni all'imprenditore di turno,
si potrà garantire ed assicurare lavoro dignitoso per tutti e tutte, rispetto
per l'ambiente e zero sprechi.